Cosa significa per noi essere maestre digitali in una cl@sse 3.0
Essere classe 2.0 è per noi un grande cambiamento. Al centro del processo ci sono come sempre i nostri alunni. I bambini li consideriamo competenti, costruttori attivi del proprio apprendimento, insieme agli altri, in un contesto reale, autentico, inclusivo; cerchiamo di vederli in prospettiva: dei piccoli che diventeranno grandi.
L’insegnante cammina al loro fianco, li accompagna, li ascolta, suscita in loro motivazione, curiosità per l’apprendimento, attiva molteplici strategie e partecipa alla costruzione dell’apprendimento, imparando a sua volta. Crediamo che l’insegnante debba essere competente su diversi piani: didattico, disciplinare, progettuale, relazionale, ma anche nell’essere attivo nella propria continua formazione e nell’entusiasmo del fare il proprio lavoro. La collaborazione con le famiglie è fondamentale: la comunicazione e il dialogo aperto e costruttivo fanno andare oltre le barriere di spazio e tempo.
Il cambiamento che sentiamo di attivare ogni giorno è quello del passaggio dalla scuola della conoscenza a quella della competenza, scuola nella quale si progetta in modo trasversale superando le barriere delle discipline, aprendosi all’unitarietà dell’apprendimento. Abbiamo come riferimenti chiari le otto competenze europee che sono tutte interdipendenti tra loro e tra queste la competenza digitale che consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (T.S.I.) e richiede quindi abilità di base nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (T.I.C.).
Acquisire competenza digitale non è fare tecnologia ma cambiare radicalmente metodologia. Gli strumenti diventano alleati sul banco e nel quotidiano dei nostri alunni, insieme a libri, quaderni, colori, cartelloni…un approccio misto. Il fare con le mani, che per i piccoli è sempre la prima strada, unito al fare con la mente, con il cuore, se supportato anche dalle possibilità offerte dal digitale diventa una vera ricchezza, una efficace via per l’inclusione e per la realizzazione di una scuola autentica.
Questa scuola che proviamo a costruire tutti i giorni, un po’ alla volta non l’abbiamo inventata noi, è quella che i grandi maestri del passato ci hanno trasmesso, Maria Montessori, Mario Lodi, Don Milani, Gerom Bruner, Vygotskij solo per citarne alcuni, ma calata nel nostro tempo: viva e vera.
I bambini a scuola ci stanno bene, vivono in uno spazio di cui si sentono padroni, il più libero possibile, dove lo scambio, la condivisione sono la regola. Per questo il setting aula è cambiato, è flessibile, come il modo di fare didattica. Le isole di apprendimento permettono agli alunni di confrontarsi, di aiutarsi di attivare il conflitto cognitivo, fondamentale per la costruzione dell’apprendimento e della capacità di mettere in discussione il proprio pensiero mettendosi dal punto di vista dell’altro e arricchendo le proprie conoscenze.La nostra classe è come una bottega artigiana, dove ognuno libera la sua creatività per produrre competenza in modo personale e unico utilizzando qualsiasi strumento possa essere necessario a questo. Nella nostra classe il costruire si unisce al produrre connessioni: idee, progetti che poi insieme si realizzano.
Questo modo di lavorare è sicuramente entusiasmante, ma al contempo faticoso. La collaborazione, il lavoro di team tra insegnanti è fondamentale, ma ancora raro. L’insegnate che si lancia un questo nuovo modo di fare scuola a volte si sente solo, insicuro…senza confronto. Per fortuna la nostra classe ha il supporto del Servizio Marconi dell’USR dell’ Emilia Romagna, dell’Azione Coop che ha donato le strumentazioni e continua a seguire le classi coinvolte con formazioni e nuovi materiali.
Perché abbiamo fatto questa scelta? Perché ci crediamo molto, perché è un’ opportunità per i nostri alunni, per renderli autonomi e sviluppare il loro spirito critico. Perché la scuola in cui crediamo è di tutti e di ciascuno, vera e autentica, dentro al nostro tempo.